Qual è l’orizzonte dell’istruzione moderna ?

Moreno Bursese
9 min readNov 24, 2020
L’orizzonte della società sono scuole e istruzione
Foto: Moreno Bursese, Anzio — Tramonto Estivo

Il concetto di insegnamento come quello di tramandare le conoscenze del mondo si sposta indietro nei secoli. Sin dagli albori dell’umanità l’essere umano ha cercato di tramandare le proprie conoscenze ai più giovani. In passato esistevano arti affascinanti come l’oratoria o la geopolitica che venivano insegnate in civiltà antichissime come quella Greca, Indiana e Cinese.

Foto: Moreno Bursese, Montepulciano — Chiesa del Gesù

Il concetto di scuola ha avuto diverse trasformazioni con passaggi chiave come quello approntato da Carlo Magno per poi passare alla Chiesa, almeno in Europa, l’onere di insegnare con una focalizzazione principalmente sui testi sacri. I libri erano pochi e pochi vi avevano accesso. Il libro era fonte di informazione e la carta era l’unico modo di mantenere quelle informazioni in maniera perpetua nonostante il passaggio delle generazioni. Non era molto semplice portarsi dietro grandi quantità di libri ogni volta che ci si spostava. Era infatti molto costoso spostarsi. Immaginate personaggi come Leonardo, o Michelangelo, i quali dovevano portarsi dietro una serie infinita di attrezzature, testi e produzioni proprie su carta. Poteva essere appannaggio dei grandi maestri il compito di istruire le persone per riuscire a tramandare le informazioni all’interno delle menti dei propri allievi sperando che ne riuscissero poi a fare un uso proattivo. Ma questi maestri avevano un approccio dinamico, diretto e attivo; non svolgevano lezioni frontali.

Lezioni frontali

La lezione frontale ha una struttura antiquata per il mondo di oggi. Prevede un solo oratore con un livello multiplo di auditori. Questo comporta uno stato di interazione da parte di chi segue poverissimo. Sicuramente l’illuminismo ha dato un bel vantaggio alla scuola moderna cercando di introdurre questioni che potessero fare fronte alla ricerca e alla necessità della scoperta di nuove tecnologie. In questo senso anche L’umanesimo ha avuto un impatto fortissimo in quanto ha spostato l’attenzione dal divino, momento storico in cui era la Chiesa a detenere il controllo dell’istruzione, all’uomo. Ma la scuola di oggi è ancora troppo simile a quella di secoli fa per modalità e similarità con il mondo religioso. Pensate alla funzione religiosa come ad esempio una messa. Si svolge quasi allo stesso modo di una lezione. Un solo oratore, una platea di auditori, nessuna interazione e accettazione delle informazioni conferite in maniera dogmatica.

Perché non si adatta più al mondo di oggi ?

La scuola di oggi si è basata moltissimo sul concetto di industrializzazione. Le nostre scuole sono divise in classi, gli studenti sono divisi per categorie e ci sono delle campanelle a segnalare la fine delle ore e i momenti di pausa. Una fabbrica praticamente. Questo va contro il concetto di pluralità e di innovazione. Anche il fatto che le materie predilette siano soprattutto quelle tecniche deriva dal concetto di industrializzazione. Il mondo industrializzato vuole degli operai infallibili, o che comunque sbaglino poco, perché sbagliare costa. Infatti la nostra scuola demonizza l’errore anche se errare è umano e fa parte del processo di apprendimento. La scuola non aiuta gli studenti a costruirsi un percorso positivo focalizzandosi sull’errore in quanto crea una serie di esperienze negative per le quali poi si viene a formare un’idea comune che alcuni di noi sono “portati” per una materia al posto di un’altra. Non esistono persone più o meno portate perché noi nasciamo come tele bianche su cui si può dipingere con qualsiasi colore. Siamo noi come società a decidere se usare solo il nero! I nostri studenti vengono trattati come recipienti di informazioni e poco spesso si chiede la loro opinione o si stimolano la loro intelligenza ed il loro pensiero critico. In un mondo di informazioni come quello in cui viviamo oggi, in cui il libro non è più l’unico strumento del sapere, serve veramente così tanto assorbire solo informazioni?

Come dovrebbe essere la scuola ?

Foto: https://it.wikipedia.org/wiki/Scuola_Normale_Superiore

La scuola di oggi dovrebbe insegnare ad usarle le informazioni e non ad assorbirle soltanto. I ragazzi dovrebbero vedere i problemi a tutto tondo e saper cercare le informazioni per elaborarle così da costruire soluzioni. Ci serve una scuola che crei soluzioni e che non guardi alle discipline insegnate come compartimenti stagni. Il mondo che ci circonda è fatto di tutto e necessita dunque di un approccio “olisitco”. Prendiamo una macchina ad esempio, è fatta di ingegneria, di matematica, di fisica, di elettronica, di design e di arte. Eppure, quando scegliamo un percorso di studi e poi nella vita ci dirigiamo verso altre direzioni, sempre più spesso, ci sentiamo dire “eh ma che c’entra?” “Ma che c’entra cosa?” vorremmo rispondere, non è così? Le capacità che l’uomo ha sono trasferibili. Se puoi camminare in strada allora puoi camminare anche su un tapis roulant. Nessuno si è mai lamentato con Usain Bolt per i suoi allenamenti in spiaggia, sulla sabbia, affermando “ ma che c’entra il tuo allenamento, tu la gara la fai in pista!”

Quali sono le soluzioni vincenti ?

Le soluzioni vincenti sono quelle che guardano alla pluralità e che hanno, come suggerito dal mondo anglosassone, un approccio olistico. Un’automobile fatta bene dal punto di vista ingegneristico può funzionare ma essere esteticamente brutta. Un bel design è importante, ma se poi l’auto non parte? Come possiamo pensare di vedere la scuola a pezzi se il nostro è un mondo globalizzato, un mondo del tutto, un mondo pieno di connessioni. La scuola necessita di un drastico rinnovamento. Le aule non devono più avere sedie e banchi per una conformazione statica. Le lezioni non possono iniziare troppo presto la mattina solo perché debbono rispettare la catena di montaggio della società capitalista e industriale. Un ragazzo adolescente ha un fabbisogno di sonno molto più alto di quello di un adulto. Ci sono diversi studi che dimostrano che ore ridotte di sonno insieme alla richiesta di impiegare energie dal punto di vista intellettuale troppo presto la mattina, sui giovani, ha un effetto negativo nei confronti della concentrazione. Un bambino ed un adolescente hanno un approccio dinamico alla vita, sono pieni di energia e di conseguenza faticano ad adeguarsi all’approccio capitalista-clericale fatto di campanelle, tempi scanditi e tanta staticità banco-cattedra. I ragazzi hanno bisogno di fare e non solo ascoltare passivamente. E’ necessario saper stuzzicare la loro immaginazione e più di tutto cercare di instillare in loro una necessità che li porti ad apprendere; fare in modo che sappiano rispondere alla domanda: “Perché devo studiare?” dato che di fatto una risposta diretta, che se sviluppata in tutti i suoi aspetti rimanga coerente, non c’è.

Le materie moderne

Per poterlo fare le materie di oggi non possono essere divise le une dalle altre. Non si può comprendere l’arte senza la storia o senza l’architettura cosi come non si può comprendere l’architettura senza il contesto storico-politico. E ancora, non si può comprendere l’architettura senza la geometria e la matematica o senza la fisica o la chimica che compone i materiali. Non si può costruire un modello senza informatica. Ma come fare quindi a racchiudere tutto senza fare confusione? Si può usare il metodo di problem solving. Questa è una capacità molto richiesta nel mondo del lavoro oggi, ma insegnata da nessuno. Al giorno d’oggi è solo una pretesa. Tutto quello che conosciamo come avanzamento tecnologico e sociale è nato per una necessità ovverosia la necessità di risolvere un problema. Bisogna porre domande e problemi ai giovani ragazzi in fase di apprendimento. Gli studenti devono ricercare le informazioni da soli per risolvere problemi. Devono avere la necessità di risolvere un problema, devono sapere che risolvere un problema è possibile con degli strumenti che devono costruirsi da soli. Nel farlo scopriranno che non possono evitare di conoscere cose come la matematica, l’economia, la storia o la filosofia. Questo instillerebbe in loro curiosità e voglia di cercare risposte. I giovani hanno bisogno di costruire cose che vorrebbero fare perché ispirate dal loro interesse, è utile creare delle necessità in loro stessi tagliando fuori l’individualismo. La nostra è una società e in quanto tale per evolvere ha bisogno di collaborazione. I risultati migliori vengono sempre e innegabilmente dal lavoro di squadra ma ci ostiniamo a verificare le conoscenze degli studenti guardando quanto è pieno il loro, e solo il loro, contenitore di informazioni. Eppure internet è arrivato ad essere ciò che è grazie alla condivisione! L’istruzione deve insegnare a vivere nella società abbattendo gli individualismi. L’individualismo è antiquato. A scuola ci viene sempre insegnato che dobbiamo fare tutto da soli perché confrontarsi con un compagno (che porterebbe aiutare a sviluppare idee, pensiero e innovazione) equivale a copiare oppure a disturbare la classe. In seguito però, nel mondo del lavoro, li si vogliono impiegati come team player capaci di collaborare e di condividere idee e contenuti. Problem solving, pensiero critico e dibattito devono essere le materie inclusive del futuro. Economia e diritto devono far parte dei curricula degli studenti perché sappiano come la nostra società funzioni per migliorarla.

La selezione universitaria e la ricerca

L’università deve tornare ad essere un luogo di specializzazione ed un luogo di eccellenza. Deve smettere di essere un business come accade in alcuni paesi e deve fare leva sul potere della condivisione. L’università deve consentire, dopo aver sviluppato le materie citate in precedenza, una specializzazione specifica che venga portata avanti con una visione a 360°. L’università deve essere aperta a tutti ma non deve piegarsi all’unicum e alla non selezione, ad un diritto sbandierato che non viene esercitato come tale ma solo come scusa. Le università dovrebbero consentire l’accesso a tutti ed in forma gratuita. Gli studenti devono avere l’opportunità di dimostrare cosa sanno fare. Hanno solo una opportunità che la società gli concede, il primo anno. Durante il primo anno i risultati richiesti devono essere raggiunti altrimenti non si ha accesso all’istruzione messa a disposizione dalla società per i tre anni successivi. Questa pressione renderebbe la scelta qualcosa di serio e consapevole, evitando di essere un mero tentativo. Questa pressione spingerebbe tutti a dare il meglio di sé per mancanza di una immediata altra possibilità. Non riuscire non è necessariamente una sconfitta, anzi, significherebbe motivo di riflessione per creare una società in cui ognuno di noi possa trovarsi dove si suppone che sia.

Società e istruzione

Qualsiasi cosa che nella nostra società è ben fatta o meno dipende dall’istruzione. L’istruzione gioca un ruolo importantissimo non solo nella ricerca ma anche nella politica e nell’economia. Una società più consapevole e pronta alla condivisione spianerebbe la via al vero merito. Una società che è in grado di valutare con pensiero critico le informazioni eviterebbe spostamenti di opinioni da clic. La società moderna se costruita con il principio della condivisione porterebbe innovazione e progresso senza rinunciare ai diritti fondamentali.

Politica e istruzione

Ahmed Rashid, Talebani, Feltrinelli — 2001

La politica è responsabile dell’istruzione da cui essa stessa proviene. E’ inutile nascondere che i regimi più beceri hanno cercato di mettere sempre mano in primis alla scuola in modo tale da formare le menti ed il modo di pensare del futuro. Una volta dipinte, quelle tavole bianche, porteranno sempre i segni che i regimi sanno di voler rendere indelebili. Anche i fondamentalismi religiosi di tutti i tipi e di tutte le angolazioni del globo se ne sono sempre serviti. Era il modo più efficace di formare un’identità all’interno degli individui. Un’identità che non si sarebbe mai abbandonata perché staccarsi da tutto ciò con cui si è cresciuti è impossibile. Viene meno una convinzione a cui si è sempre creduto spogliandola di ogni significato. L’esempio buffo ma calzante è quello in cui per la prima volta ci si rende conto del fatto che “un, due, tre, stella” in realtà è una forma mal riportata di “un, due, tre, stai là!”. Questo articolo vuole chiudersi con la storia di un ragazzo nato in una terra molto lontana da noi nonché all’apparenza abbandonata dagli interessi del capitalismo. Questo ragazzo non sa il nome del suo paese e non ne conosce la storia. A lui non importa. In fondo, a lui serve solo preoccuparsi del suo allevamento il quale gli procura il sostentamento di cui ha bisogno per vivere. Certo, un po’ di curiosità è umana, per questo motivo quando il suo caro zio gli propone di iscriversi alla scuola della città vicina al paesino in cui vive, il ragazzo accetta. Diventa così uno studente. Il nostro fanciullo inizia ad assorbire informazioni, inizia ad imparare sulla religione e sulla sua nazione. Scopre perfino il nome della sua nazione, viene a conoscenza del fatto che lui viva in un piccolo paesino all’interno di questa nazione ed apprende l’origine nonché il significato della lingua che ha imparato a scrivere. E’ solo una scuola, in cui lui è solo uno studente. In questa scuola impara tutto di un mondo del quale non conosceva nulla. Impara che la sua terra è stata deturpata. Quando i suoi genitori muoiono a causa di un eventi misteriosi, i suoi maestri ed il caro zio gli suggeriscono di imbracciare il fucile in nome di ciò che gli è stato insegnato. Ormai ha imparato tutto, ormai questa tela è segnata di un colore indelebile che non ha potuto scegliere; sporcata di una convinzione che non si cancellerà più. Il resto lo sappiamo, ma ricordatevi che questo ragazzo era innocente all’inizio di questa storia. Lui, era una tela bianca.

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Moreno Bursese

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